Mentre Emmanuel Macron si prepara a formare un nuovo governo, mercoledì 27 aprile un gruppo di famiglie e parenti di jihadisti francesi lo ha invitato a rimpatriare i bambini durante il suo secondo mandato. “prigionieri in Siria” e “Priva dell’infanzia nelle carceri a cielo aperto”. Durante il dibattito televisivo tra i due turni, il presidente candidato ha affermato che la protezione dell’infanzia sarebbe stata al centro dei prossimi cinque anni se fosse stato rieletto.
“È giunto il momento di cambiare direzione e di dare a questi bambini, vittime anche di Daesh, la loro possibilità”indica in un comunicato il Collettivo delle Famiglie Unite, associazione che riunisce gran parte delle circa 80 mogli di jihadisti e 200 bambini francesi detenuti nei campi nel nord-est della Siria. “È giunto il momento di garantire loro la protezione che tutti i bambini meritano, di rispettare i nostri impegni internazionali e, in particolare, di rispettare la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, di cui la Francia è firmataria”continua il collettivo.
Siria nord-orientale
I bambini francesi si svegliano
in un campo di prigionia
…
“La protezione dei bambini sarà al centro dei prossimi 5 anni”.@Emmanuel Macron
…
Ora agisci:#Rimpatriatelipic.twitter.com/8n1YnapoUm– Collettivo delle Famiglie Unite (@FamillesDes) 27 aprile 2022
Condizioni di vita “terribili”.
Questi bambini lo sono “vittime, riconosciute come tali dalle Nazioni Unite, dall’Unicef o dalla Croce Rossa” e vive “senza protezione, senza cure adeguate, senza accesso all’istruzione, senza speranza” nei campi per sfollati sotto il controllo curdo in Siria. Essi sono “Priva dell’infanzia nelle carceri a cielo aperto”, insistono le famiglie. Dal 2016, 126 bambini francesi sono tornati dalla Siria o dall’Iraq, la maggior parte dei quali molto piccoli.
LEGGI ANCHE: Rimpatrio di mogli e figli di jihadisti: deve decidere la CEDU
A differenza dei suoi vicini europei, compresa la Germania, che è rimpatriata “gran parte” dei bambini, Parigi mantiene una politica di ritorni alla grande che ha suscitato critiche anche se le condizioni di vita sono “spaventoso”, secondo l’ONU. Il 14 dicembre 2021 una donna francese di 28 anni diabetica è morta nel campo di Roj, ancora nel nord-est della Siria, lasciando orfana una bambina di 6 anni.