Segno, forse, di una classe politica scottata dalle resistenze sindacali all’epoca della riforma delle pensioni, il tema dei regimi speciali sembra essersi affievolito nel dibattito elettorale.
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Certo, Emmanuel Macron non ha completamente disarmato, proponendo “l’abolizione di alcune diete speciali”. Riferendosi a quelle della RATP e delle industrie dell’energia elettrica e del gas (EDF in particolare), il candidato presidente indica però che un’eventuale abolizione riguarderà solo i nuovi entranti, come già avviene per il regime speciale della SNCF: l’eventuale riforma riguarderà quindi non daranno frutti per diversi decenni…
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A destra, dove l’abolizione dei regimi speciali è stata a lungo portata come vessillo, il discorso è, questa volta, più diluito. Se il programma repubblicano lo propone ” fine “, la loro candidata Valérie Pécresse non ne fa menzione nel suo progetto. Éric Zemmour, ha spiegato su LCI volendo “andare verso un allineamento tra privato e pubblico”per non parlare chiaramente di una cancellazione totale.
“Le diete speciali non sono un argomento”
Alcuni candidati che, nel 2017, volevano affrontare diete speciali ora sembrano meno categorici. Questo è il caso di Jean Lassalle che ha sostenuto la loro rimozione durante la campagna precedente, ma quest’anno non ha accolto l’idea.
Lo stesso vale per Nicolas Dupont-Aignan, che ha annunciato nel 2017 “leggero risparmio su alcune diete speciali”e quest’anno si accontenta di denunciare il “complessità abissale” del sistema francese con “più di 30 fondi pensione (insieme base e integrativa), ognuno con le proprie regole di calcolo (per trimestre, per punti), i propri vantaggi”ma senza fare alcuna proposta concreta.
Per conto di “equità”Marine Le Pen si rifiuta di toccare diete speciali. «Il regime speciale per i pescatori-marinai non è equità? Il regime militare speciale non è giustificato? »ha così martellato su LCI, difendendo anche il regime speciale per gli avvocati e rifiutandosi di farlo “colpito ferrovieri e dipendenti pubblici”. “Le diete speciali non sono un argomento”assicura.
“Il sistema pensionistico va rivisto”
A sinistra, dove una parte significativa dell’elettorato beneficia di questi regimi, non si tratta nemmeno di toccarli. Anzi : “Sono per tutti di essere allineati con diete speciali”riassume ad esempio il candidato comunista Fabien Roussel.
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Questo silenzio di sinistra, però, lascia nell’imbarazzo i sindacati riformisti, che, come la CFDT o la CFTC, avevano sostenuto l’idea di un regime pensionistico universale, più capace, ai loro occhi, di correggere le disuguaglianze della corrente di sistema
“Continuiamo a credere che il sistema pensionistico debba essere rivisto per renderlo più equo, soprattutto per chi fa un duro lavoro e ha bisogno di poter partire prima, per le carriere che sono interrotte, per le donne, la cui pensione continua a essere 30 % inferiore a quella degli uomini”ha insistito il 10 marzo il segretario generale della CFDT, Laurent Berger, dopo aver sentito diversi candidati parlare con funzionari sindacali.
“Un sistema totalmente universale”
Se ha messo da parte la sua grande riforma, Emmanuel Macron non chiude però del tutto la porta a un’evoluzione del sistema pensionistico. Oltre al rinvio dell’età pensionabile, che spera di attuare abbastanza rapidamente in caso di elezione, sta valutando anche una successiva riforma.
Da qui “otto-dieci anni”ha spiegato presentando il suo programma il 17 marzo, potrebbe prendere forma, ” in tempo ” e “per consultazione”, “un sistema totalmente universale portato dalle parti sociali, che si autoregola, sul modello di Agirc-Arrco”.
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Questo “sistema semplificato” potrebbe, come ha spiegato a dicembre su TF1, essere organizzato intorno “tre grandi regimi” (servizio pubblico, dipendenti del settore privato, lavoratori autonomi), consentendo “un’uscita da quelle che vengono chiamate diete speciali”.
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